Esiste un mondo musicale e poetico declinato al femminile?
Da questa domanda parte una ricerca in un universo sonoro sommerso dal quale emergono figure imponenti come la mistica Hildegard Von Bingen, i canti ciclici quasi minimalisti del codice de Las Huelgas, le impennate melismatiche di Barbara Strozzi e la dolce disperazione di Maddalena Casulana o la sublime scrittura di Francesca Caccini, la profondità e modernità di pensiero di Clara Schumann, per citarne alcune.
Scrittura musicale e poetica femminile che sommessamente e in punta di piedi arriva fino a noi per continuare a commuoverci.
In parallelo, dove non si scrive, nella tradizione orale le voci femminili con i loro canti continuano a scandire il ritmo della vita e ad inventare parole e musica.
Anche altre voci, più vicine a noi, continuano a parlarci: Giovanna Marini, Rosa Balisteri, Caterina Bueno, Patti Smith, Miriam Makeba...
Un viaggio della voce nell’universo parallelo di grandi menti musicali e sensibilità poetiche.
Vi si entra in punta di piedi cercando l’anima di ogni nota e parola per rendere nuova vita attraverso una personalissima elaborazione ed interpretazione.
Francesca Breschi: voce
Archaea Strings
Mauro Fabbrucci: violino
Vieri Bugli: violino
Marcello Puliti: viola
Damiano Puliti: violoncello
Filippo Pedol: contrabbasso
Prima rappresentazione:
Festival Internazionale
XXème rencontres de chant poliphonique
15 Settembre 2010, ore 21,30
Cathédrale de Calvi, Corsica
Una voce e cinque strumenti ad arco:
pensando ad un organico così composto ciò che viene subito alla mente è un repertorio antico, affascinante, avvolgente e carico di storia.
Ma se accanto a brani di un qualche struggente lamento di Monteverdi e a canzoni d’autore, sublimi nella loro semplice raffinatezza, accostiamo brani della nostra tradizione profonda così come di altri Paesi "parenti" come la Corsica o più lontani come l’Armenia, e chiediamo poi a musicisti come Giovanni Sollima, Giovanna Marini, Jean Claude Acquaviva, Nicola Piovani, Riccardo Tesi e altri di pensare a questo humus sonoro e a questo organico specifico, allora il risultuato naturale che ne scaturirà sarà una “nuova scrittura di tradizione” che tende un arco tra passato e futuro, fra mondi legati ai riti del lavoro e delle stagioni e ad altri di costruzione armonica elaborata, fra la parola antica e rituale alla nuova poesia in musica
Francesca Breschi, da molti anni ormai impegnata in una sua profonda ricerca in divenire sulla voce che tocca sonorità estreme di brani di tradizione orale così come quelle più morbide e rotonde della musica antica passando dalla voce teatrale alle più estreme sperimentazioni elettroniche, incontra la forza espressiva e ritmica degli Archaea Strings che si misurano costantemente con la parte più contemporanea ma anche più comunicativa del panorama musicale internazionale, generando un programma originale e intenso incentrato sulla forza data dall’apparente diversità dei generi e la loro compene
Francesca Breschi: voce
Francesco Frank Cusumano: chitarre
In questo lavoro si snoda un pensiero sulla guerra, sul combattimento, sull’inutilità della violenza come mezzo di risoluzione di un conflitto e l’assurdità del sogno di supremazia di un popolo su di un altro.
Partendo da un’invocazione alla libertà data dalla consapevolezza e l’autodeterminazione di uno degli interpreti vocali più toccanti del novecento quale Demetrio Stratos, si entra in un universo parallelo dove si racconta un famoso Combattimento durante il quale la furia accecante di una guerra di religione, pone di fronte Tancredi, guerriero cristiano, e Clorinda, giovane vergine guerriera pagana.
Tancredi è innamorato di Clorinda ma non la riconosce e la rincorre fino a quando, sfidandola in un sanguinosissimo duello, non ha la meglio su di lei. Nel momento supremo della morte egli le sfila l’elmo e, mentre Clorinda spirando pronuncia parole di perdono, la riconosce inorridendo del suo gesto.
La narrazione cantata continua con considerazioni sulla guerra di Tripoli; con lo scempio compiuto dalle truppe napoleoniche in un’antica Corsica; attraverso le note parole di un giovanissimo Bob Dylan; fino ad arrivare alla guerra etnica che ha sterminato il popolo Armeno; con la figura di un partigiano descritta da Cohen mentre in Portogallo si canta la Rivoluzione dei Garofani...
progetto di e con Francesca Breschi
da un'idea originale di David Riondino
Cundu Luna Vini (Quando viene la luna) è
uno spettacolo-recital costruito intessendo tra loro canzoni e testi dove
la parola cantata lascia il posto a quella parlata e viceversa.
I testi tracciano un percorso di intimità ed esterni, un sottile
itinerario mentale e bio-geografico che occasionalmente si reca in lontane
periferie per aiutare, al suo rientro, a mettere un tassello in più;
per aiutare a ricordare; a ricordare che non si deve dimenticare e ad
accettare l’ineluttabile ciclicità del tempo che torna quando
viene la luna.
Venezia è città di memorie antiche, città di mare,
dove etnie e culture differenti si mescolano e si confondono tra di loro
o con un mondo animale a volte reale a volte scolpito sopra antichi muri.
Venezia rappresenta la metafora della mia esperienza artistica, esperienza
cosmopolita, però sempre legata alle tradizioni etniche dell’area
mediterranea.
Venezia presta il suo volto: ognuno ne ha, nel profondo, una propria immagine
unica ed irripetibile. Le sue acque in moto perpetuo danno un ritmo surreale
alla nostra vita, al tempo: ambiente ideale della mente, dove tra canto
e parola, si ragiona di altre dimensioni. Un vai e vieni fra tradizionale
e colto, canti popolari e canzoni d’autore, passato e presente,
e lì, nel punto d’incontro, dimoro.
Brani di: N. Rota; J. Brel; D. Riondino; N. Gatsos, M. Hadjidakis, N. Piovani; D. Fo, E. annacci; F. Fortini, F. Carpi; A. Piazzolla; G. Marini; tradizione orale italiana.
PROGETTO SPECIALE PER FABBRICA EUROPA 2004
Uno studio musicale per il teatro
di Francesca Breschi e Adolfo Broegg