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Estratto da: LA NAZIONE - Firenze
Francesca Breschi, l'arte che si esprime tra montagne e deserti
Incontro con la cantante fiorentina. "Ho iniziato in piazza Signoria accompagnandomi con la chitarra
07/08/2011   Michele Manzotti
HA CANTATO sulle Dolomiti, all’alba. Con lei c’erano i violoncellisti Mario Brunello e Giovanni Sollima e l’attore Marco Paolini. Ma come palcoscenico ha avuto anche il deserto tunisino, da sola davanti a un microfono, unica concessione moderna a un paesaggio millenario. Quella dei luoghi insoliti per esibirsi è stata una costante nella vita professionale della cantante fiorentina Francesca Breschi. «Sono stati momenti bellissimi - spiega - anche se non è sempre facile portarsi la voce (uno strumento delicatissimo) in giro su per i monti o nel deserto. Ma è anche un’esperienza infinitamente appagante soprattutto per i rapporti umani che in quei luoghi acquisiscono una densità inconsueta e inaspettata creando legami indissolubili». Tutto comincia negli anni ‘70: «Nonostante la mia provenienza dagli studi musicali classici e quando Firenze era ancora una città viva e propositiva, presi una chitarra e andai a suonare in Piazza della Signoria. Incontrai un gruppo di salentini con i quali cominciai a fare tournée in Italia e all’estero. In pratica ho affrontato un repertorio come la Pizzica, oggi molto diffuso, in tempi non sospetti. Poi è arrivato il teatro, un’esperienza totale, di vita e professionale». Torniamo ai luoghi inconsueti dove esibirsi: «Da Piazza della Signoria, è forse naturale affrontarli. Leggo in questa pratica contemporanea del “forzare” la mano ai luoghi con orari fuori dall’ordinario (spesso si predilige l’alba) diversi intenti. Uno è senz’altro il voler collocare gli eventi artistici in scenografie naturali mozzafiato forse per esaltarne i contenuti. ma secondo me c’è anche un tentativo di riavvicinare la gente a una pratica che dovrebbe essere naturale come quella di assistere a concerti e spettacoli e per far questo si portano gli eventi dove la gente va in vacanza. Quasi a creare un bisogno primario e a collegare la musica, il teatro, la poesia a una sensazione di forte impatto fisico». Alcuni anni fa uscì l’album Canti Molesti (Nota/Materiali Sonori) dove Francesca Breschi mise nero su bianco la passione per alcuni compositori da Claudio Monteverdi agli Area di Demetrio Stratos. E soprattutto è conosciuta come componente del quartetto di Giovanna Marini: «E’ esaltante stare a bottega dal “compositore”, perché Giovanna è innanzi tutto una compositrice. Veder creare le partiture modellandole poi via via sulle nostre voci e sulle sue idee non ha prezzo. Le difficoltà tecniche da superare, l’impegno etico, la ricerca sui repertori di tradizione che possono avere un’evoluzione diversa da quella che normalmente siamo abituati ad ascoltare mi hanno formata più di duemila accademie». Adesso sono tanti i progetti in ponte tra ricerca e innovazione: da “Intrecci”, con gli Archaea Strings, quintetto d’archi fiorentino, a “Il Canto segreto degli Alberi” incentrato su voce e sperimentazioni, con Andrea Felli ed Ettore Bonafe’ e la probabile collaborazione di un amico di vecchissima data, Antonio Aiazzi, ex Litfiba. «Mi sono imbattuta in esperienze interessanti come quella di Monica Demuru (attrice e cantante) e Cristiano Calcagnile (percussionista e compositore) dove l’imporovvisazione e la sperimentazione creano magnifici giochi di chiaro scuri. Come alcune espressioni di totale libertà nel rigore tipo quella di Paolo Angeli così come le costruzioni per voce ed elettronica di Maria Pia de Vito o le magnifiche cattedrali vocali di A Filetta, gruppo còrso che organizza ogni anno gli incontri polifonici a Calvi dove mi esibirò il 17 settembre. Tutto ciò mi sta aprendo ad altre suggestioni e percorsi possibili, in un flusso di stupore ed ispirazione continua».
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