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Estratto da: LA REPUBBLICA- Milano-
ECLETTICA FRANCESCA -
Breschi, un'attrice in concerto tra Torquato Tasso e il rock -
27/05/2007   Giovanna Crisafulli
Un’originale spettacolo domani all’Elfo Come attrice, la rivedremo presto nei panni della nutrice nello spettacolo di Elio De Capitani Elfo/Müller/Medea, ma domani sera Francesca Breschi, che prima di tutto è musicista e cantante di straordinario talento, presenta al pubblico del Teatro dell’Elfo Combat, il concerto che la vede protagonista insieme a Mauro Formica, Alessandro Magnalasche e Lanfranco Fornari. In Combat si fondono due esperienze di Francesca Breschi, dal 1990 parte del Quartetto Vocale di Giovanna Marini, ovvero Canti Molesti, creato con Adolfo Broegg, e Il Combattimento di Tancredi e Clorinda. A rendere unico questo concerto in forma di spettacolo è la varietà delle suggestioni musicali che la cantante intreccia, attingendo dalla tradizione più antica del cunto siciliano, del canto toscano in ottava rima, della narrazione musicale monteverdiana, allo stesso modo in cui affonda nel rock progressivo contemporaneo. Il tutto attraversato dalla struggente parola di Torquato Tasso, metafora del conflitto dell’uomo con se stesso. Breschi, perché l’eclettismo musicale è diventato un po’ la sua cifra stilistica? “La musica è fatta di tanti tasselli da esplorare e a me piace sperimentare senza pregiudizi. Come altri miei coetanei, nati negli anni Sessanta e con una formazione classica, sono stata contagiata negli anni Settanta dalla curiosità per la musica rock e per quella popolare. Poi è arrivata Giovanna Marini, che mi ha fatto conoscere l’etnomusicologia, mi ha spinto a lavorare sulla composizione musicale partendo dalle radici stesse della musica”. Insomma, avete anticipato la world music. “Oggi gran parte della world music è solo una questione commerciale. per lavorare con Giovanna Marini è necessaria una formazione vocale classica, avere delle solide basi anche etnologiche. Tutto oggi è moda e la tradizione viene spesso fraintesa. Penso alla pizzica salentina e all’abuso che se ne è fatto, tanto da renderla quasi insopportabile”. Tra qualche giorno tornerà a recitare all’Elfo. Come vive il teatro? “E’ un luogo sacro, dove ci si scambiano idee, si dialoga. Qui la musica svela cose che in piazza vengono perse. Sono sempre molto felice quando l’Elfo mi chiede di collaborare, perché lo riconosco come mio gruppo di appartenenza. L’Elfo per me è una sacca di resistenza dello spirito, di quell’ideale che, insieme alla sua fondazione, ha determinato anche le mie scelte artistiche”. Perché all’estero lei, ma anche il Quartetto Vocale di Giovanna Marini, lavorate di più che in Italia? “In Italia manca un’educazione musicale diffusa, in pochi conoscono le note. Le composizioni di Giovanna Marini, che spesso vengono considerate semplici, in realtà sono molto complesse, difficili per un pubblico non preparato. In altri paesi è l’esatto contrario e in più c’è una grande curiosità per le sperimentazioni, mentre manca del tutto la nostra rigida distinzione tra generi musicali”.
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